La festa del boccolo: storia di un amore eterno

Il 25 aprile è una data molto importante per Venezia: si festeggia infatti il santo patrono, l’evangelista san Marco, e la tradizionale Festa del “Bòcolo” (bocciolo di rosa in veneziano), una sorta di festa veneziana degli innamorati.

Ben prima di san Valentino, infatti, la festa degli innamorati per i veneziani ricadeva proprio il giorno del santo patrono, con la bellissima tradizione del Bòcolo. Le origini della festa risalgono al IX secolo, quando Venezia era governata dal Doge Orso I Partecipazio.

Proprio la figlia del Doge, Maria, diventò la protagonista della leggenda che ispira la Festa.

La leggenda narra che Maria, soprannominata Vulcana, si innamorò di Tancredi, un giovane trovatore di umili origini.

A causa della differenza sociale, il loro amore non poteva essere coronato: era impensabile che la figlia del Doge andasse in sposa a poeta di infima estrazione sociale.

Maria suggerì allora al suo amato di partire al seguito dell’imperatore Carlo Magno nella guerra contro i Mori: tornato vincitore ed eroe, Tancredi sarebbe stato considerato un degno sposo per Maria.

Tancredi accettò quindi di partire al seguito dell’imperatore.

Passarono i mesi e le notizie dell’eroico valore di Tancredi si diffusero in tutti i territori cristiani, fino a Venezia.

Pieni di gioia, i veneziani si preparavano ad accoglierlo con tutti gli onori riservati a un eroe; Maria attendeva con emozione il momento in cui avrebbe ritrovato il suo amore e lo avrebbe finalmente sposato.

Sfortunatamente Tancredi venne ferito a morte durante la battaglia e morì sopra a un roseto, macchiando con il proprio sangue un bocciolo di rosa.

La leggenda dice che, poco prima di spirare, con le sue ultime forze Tancredi consegnò il bocciolo a Orlando, il famoso eroe carolingio, chiedendogli di recarsi a Venezia e di donarlo a Maria.

Conclusa la guerra, fedele alla promessa, Orlando raggiunse Venezia il giorno di san Marco e consegnò a Maria il bocciolo di rosa, reso rosso dal sangue del suo amato. Straziata dal dolore, Maria morì quella notte stessa, stringendo al petto il bocciolo di rosa.

Da allora la tradizione vuole che ogni 25 aprile, giorno di san Marco, gli innamorati donino alla propria amata un bocciolo di rosa rossa, simbolo di amore eterno.

I segreti di un’arte secolare.

Dagli antichi Fenici sino ai nostri giorni, l’arte vetraria è stata sapientemente tramandata e affidata al sapere di pochi onorevoli esperti.

Di generazioni in generazione, i segreti del mestiere sono stati custoditi all’interno di luoghi antichi e vissuti, le fornaci, in cui si respira un sapere magico che ha dato vita a capolavori unici nel proprio genere. 

A tal proposito, si narra che il Doge, governatore della Serenissima, per tutelare il centro storico dall’eventuale scoppio di incendi, ordinò che le fornaci venissero interamente trasferite nell’isola di Murano.

Tale preoccupazione, però, non fu la sola ragione a dettare la scelta. Si racconta, infatti, che quella dei maestri vetrai fosse una corporazione gelosamente sorvegliata e protetta, e che lo spostamento nell’isola fosse voluta per custodire al meglio i segreti del mestiere.

All’interno delle fornaci, gli abili maestri riproducono sin dai tempi antichi quella magia che per pura casualità, sulle rive sabbiose di un fiume siriano, secoli addietro diede origine al vetro.

Da una miscela di vari composti tra sabbia silicea, soda, calce, nitrato di sodio ed altri sapientemente dosati, si ottiene una sostanza vitrea pronta per la lavorazione.

Nei forni, il materiale ottenuto viene fuso a temperature altissime, attorno ai millequattrocento gradi.

Per tale ragione, la miscela viene raccolta grazie a delle lunghe aste e lavorata con antichi strumenti più volte inumiditi in acqua.

Dopo una prima lavorazione ad opera di esperti artigiani, i nobili maestri del vetro sono liberi di dare sfogo al proprio ingegno creativo, plasmando la materia con elegante manualità e creando opere uniche nel loro genere, frutto di un’arte tramandata da generazioni.

Tecniche, forme e colori dipendono dai capolavori che i sapienti maestri prefigurano nella propria immaginazione.

Una volta forgiata e raffreddata la composizione, il vetro viene decorato a freddo dagli abili artisti veneziani.

Ancora oggi, dopo secoli, i segreti di un’arte vengono scrupolosamente custoditi nel rispetto della tradizione veneziana.

Un viaggio alle origini della bellezza.

Vetro da Amare celebra il connubio tra la nobile arte del vetro di Murano e una sapiente opera di decorazione floreale.

Secondo un’antica leggenda fu una magica casualità a dare vita al materiale che per secoli è sopravvissuto fino ai giorni nostri.

Alcuni mercanti fenici, nell’intento di accendere un focolare da campo, utilizzarono un solido cristallino che, fuso dal calore e amalgamato con la sabbia, diede origine al vetro.

Dalle rive sabbiose di un fiume siriano, il prezioso materiale si diffuse nel corso dei secoli in tutto il Mediterraneo.

In particolare, l’origine dell’arte vetraria veneziana è da ricondurre all’antica Roma.

Si narra che furono i Veneti vissuti nei centri romani della costa adriatica, da Adria ad Altino, a trasferirsi nelle isole veneziane e a dare vita all’industria vetraria locale.

A Murano, nel corso del Quattrocento, per la prima volta nella storia il vetro è reso cristallino, trasparente e purissimo.

Da questo evento ha inizio una lunga tradizione nella lavorazione di un materiale dai mille volti e dalle mille sfumature, amato e pregiato, richiesto da grandi famiglie nobili sino ai giorni nostri.

Ad un’arte secolare tramandata dai maestri vetrai di generazione in generazione, si combina l’ingegno creativo di abili artigiani che decorano le opere in vetro con incantevoli composizioni floreali, cristallizzando la bellezza delle rose in un istante infinito.

Da una bellezza nata per caso, il desiderio di renderla ancora più incantevole.

Una bellezza esaltata dalla bellezza, che non si può che amare.