I mosaici di San Marco nei complementi d’arredo di VDA Borella

Arianne è un complemento d’arredo davvero unico: con la sua eccentrica forma di scarpa da donna si presta per valorizzare gli ambienti più originali e chic. Arianne è un felice incontro tra la tradizionale arte vetraria veneziana e l’arte floreale; è una creazione artistica che nella sua forma e decorazione racchiude l’essenza di VDA Borella: la Riviera del Brenta, eccellenza mondiale nell’industria calzaturiera, e Venezia, di cui Arianne celebra uno dei suoi simboli più famosi con le sue decorazioni artigianali, la basilica di san Marco.

Oro, smalti policromi, colori vivi, brillanti e accesi decorano la décolleté. Frutto del sapiente lavoro dei nostri maestri decoratori, le decorazioni artigianali di questo complemento d’arredo sono liberamente ispirate alla magnificenza dei mosaici bizantini che decorano la basilica di san Marco, centro spirituale della città.

I MOSAICI DI SAN MARCO

La basilica di San Marco venne costruita a partire dal IX secolo, dopo la traslazione del corpo del santo da Alessandria d’Egitto a Venezia. Fu scelto di edificarla a fianco del Palazzo Ducale, sede del governo della Repubblica, per sostituire la precedente cappella di San Teodoro. La chiesa subì diversi incendi prima di giungere alla forma attuale, che fu iniziata nel 1071, sotto il dogarato di Domenico Selvo. La nuova basilica dalla concezione architettonica bizantina ha nelle decorazioni musive il suo punto focale.

I mosaici di San Marco, dai colori caldi, con una netta predominanza dell’oro, rivestono quasi interamente la basilica, per oltre 8000 metri quadri; con essi, vengono illustrate le storie più significative per la religione cristiana, come la vita di Cristo, della Vergine e di san Marco. Questi mosaici sono uno splendido esempio della rivisitazione dell’arte greco-bizantina da parte di Venezia ma anche testimonianza della storia e della fede della città.

Preziosa come l’arte vetraria veneziana, l’arte musiva di san Marco è ancora oggi fonte di meraviglia e ammirazione: nel visitare la basilica è impossibile non restare a bocca aperta.

VENEZIA, L’ESSENZA DELLA NOSTRA ARTE

Venezia per VDA Borella è ispirazione infinita per forgiare, decorare tutte le sue creazioni. Dalla fantastica geometria dei ponti alle sontuose facciate dei palazzi, fino agli splendori dorati dei mosaici di San Marco, ogni angolo e scorcio di Venezia è indimenticabile. Nella città lagunare contemporaneità e tradizione si incontrano nell’eternità dell’arte. Così, con un complemento d’arredo che è allo stesso tempo tradizione e modernità, VDA Borella ha voluto omaggiare uno dei simboli più importanti della sua città

La Fenice: l’arte che rinasce.

Tra i più recenti specchi in vetro di Murano della nostra collezione, Fenice è sicuramente la creazione più preziosa.

Frutto del sapiente lavoro dei nostri abili maestri artigiani, Fenice unisce l’arte del vetro con una graziosa composizione di lichene e muschio stabilizzato, che trasforma l’opera in un complemento d’arredo davvero innovativo.

Con questa creazione, abbiamo scelto di omaggiare un’eccellenza della nostra città, la Fenice, teatro lirico e fulgido esempio della meravigliosa architettura di Venezia.

Il Teatro La Fenice è il principale teatro lirico di Venezia nonché uno dei più splendidi teatri di tutta Italia. Costruito tra il 1790 e il 1792 su progetto dell’architetto neoclassico Giannantonio Selva, il Teatro si trova nel Sestriere di San Marco, in campo San Fantin.

La sua costruzione sollevò diverse polemiche, legate soprattutto alle ingenti spese che superarono di molto la cifra prevista in sede di progetto.

Nonostante tutto, il teatro venne inaugurato il 16 maggio 1792, durante la Festa della Sensa, con la prima de “I giuochi d’argento” di Giovanni Paisiello.

Per tutto l’Ottocento, il teatro la Fenice si distinse per il suo prestigio: fu sede di diverse prime rappresentazioni di opere liriche dei più celebri musicisti italiani, come Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini e Giuseppe Verdi.

In particolare, venne rappresentata la prima del Rigoletto nel 1851 e de La Traviata nel 1853, quest’ultima sonoramente fischiata dal pubblico. Il teatro ospitò anche regali visitatori, come Napoleone Bonaparte, nel 1807, gli imperatori d’Austria e Ungheria Francesco Giuseppe e la moglie Elisabetta nel 1859, e il re d’Italia Emanuele III, che proprio qui nel 1895 conobbe la futura consorte, la principessa Elena del Montenegro.

Il teatro continuò anche nel Novecento ad essere sede di grandi successi di artisti internazionali come Igor Stravinskij, Sergej Prokofiev, Luigi Nono, Mauricio Kagel, Bruno Maderna.

Nell’arco della sua esistenza, il teatro La Fenice bruciò per due volte nel 1836 e nel 1996, per poi risorgere dalle sue ceneri, omen nomen, entrambe le volte.

Se il primo incendio distrusse quasi completamente il teatro salvando solo l’ingresso e i muri perimetrali, il secondo fu doloso e impegnò i vigili del fuoco per tutta la notte. Grazie all’intervento di artigiani e restauratori, gli splendidi stucchi e dorature vennero ripristinati e riprodotti in maniera pressoché identica agli originali.

La nuova rinascita del teatro venne celebrata con un’intera settimana di concerti, dal 14 al 21 dicembre 2003, sette anni dal tragico incendio.

Il Ponte dei Sospiri di Venezia

Tra le nostre ultime creazioni in vetro di Murano si distingue Sospiri, uno splendido specchio in vetro di Murano interamente lavorato a mano dai nostri maestri artigiani con la tecnica dell’incisione a freddo.

Nella parte centrale, l’opera è stata ulteriormente impreziosita dai nostri fioristi con una graziosa composizione di licheni, rose e fiori stabilizzati, destinati a resistere nel tempo senza bisogno di alcuna cura.


Le nostre collezioni artistiche nascono su ispirazione della natura e dell’arte della nostra terra, la Riviera del Brenta e Venezia, luoghi ricchi di storia e tradizione.
In particolare, con lo specchio vegetale Sospiri abbiamo scelto di omaggiare l’omonimo ponte di Venezia che funge da collegamento tra Palazzo Ducale e il Palazzo delle Prigioni. Scopriamo insieme la storia di questo ponte.
[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/2″ offset=”vc_hidden-lg vc_hidden-md vc_hidden-sm vc_hidden-xs”][vc_single_image image=”2976″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row content_placement=”middle”][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]TRA STORIA E LEGGENDA


Verso la fine del XVI secolo, la Repubblica di Venezia decise di far costruire una nuova prigione al di là del rio di Palazzo Ducale. Fu una decisione dettata dalla necessità: il vecchio carcere, che si trovava all’interno del palazzo, era ormai diventato poco sicuro oltre che troppo piccolo.


Conseguentemente, divenne inevitabile la costruzione di un ponte che collegasse il Palazzo Ducale e con le nuove carceri. Pertanto, agli inizi del XVII secolo, presero il via i lavori di costruzione del ponte su progetto dell’architetto Antonio Contino, e per volere del doge Marino Grimani.


Il progetto di Contino prevedeva un passaggio aereo, agile e sicuro, che mettesse in comunicazione il primo piano del Palazzo Ducale con il secondo piano delle prigioni, e che allo stesso tempo scongiurasse ogni tentativo di fuga da parte dei prigionieri.


Il ponte venne costruito in stile tipicamente barocco, in pietra d’Istria e adornato sulle facciate esterne con lo stemma del doge Grimani. Due piccole finestre in marmo traforato consentivano ai condannati da una parte un’ultima, ristretta, vista del ponte della Paglia e dell’isola di San Servolo e dall’altra uno scorcio del retro del Palazzo Ducale e del ponte della Canonica.


Perché venne chiamato “Ponte dei Sospiri”? Questo nome sembra derivare dalle credenze popolari, secondo le quali i condannati, mentre attraversavano il ponte, sospiravano guardando per l’ultima volta il mondo esterno e abbandonando la loro libertà.

La festa del boccolo: storia di un amore eterno

Il 25 aprile è una data molto importante per Venezia: si festeggia infatti il santo patrono, l’evangelista san Marco, e la tradizionale Festa del “Bòcolo” (bocciolo di rosa in veneziano), una sorta di festa veneziana degli innamorati.

Ben prima di san Valentino, infatti, la festa degli innamorati per i veneziani ricadeva proprio il giorno del santo patrono, con la bellissima tradizione del Bòcolo. Le origini della festa risalgono al IX secolo, quando Venezia era governata dal Doge Orso I Partecipazio.

Proprio la figlia del Doge, Maria, diventò la protagonista della leggenda che ispira la Festa.

La leggenda narra che Maria, soprannominata Vulcana, si innamorò di Tancredi, un giovane trovatore di umili origini.

A causa della differenza sociale, il loro amore non poteva essere coronato: era impensabile che la figlia del Doge andasse in sposa a poeta di infima estrazione sociale.

Maria suggerì allora al suo amato di partire al seguito dell’imperatore Carlo Magno nella guerra contro i Mori: tornato vincitore ed eroe, Tancredi sarebbe stato considerato un degno sposo per Maria.

Tancredi accettò quindi di partire al seguito dell’imperatore.

Passarono i mesi e le notizie dell’eroico valore di Tancredi si diffusero in tutti i territori cristiani, fino a Venezia.

Pieni di gioia, i veneziani si preparavano ad accoglierlo con tutti gli onori riservati a un eroe; Maria attendeva con emozione il momento in cui avrebbe ritrovato il suo amore e lo avrebbe finalmente sposato.

Sfortunatamente Tancredi venne ferito a morte durante la battaglia e morì sopra a un roseto, macchiando con il proprio sangue un bocciolo di rosa.

La leggenda dice che, poco prima di spirare, con le sue ultime forze Tancredi consegnò il bocciolo a Orlando, il famoso eroe carolingio, chiedendogli di recarsi a Venezia e di donarlo a Maria.

Conclusa la guerra, fedele alla promessa, Orlando raggiunse Venezia il giorno di san Marco e consegnò a Maria il bocciolo di rosa, reso rosso dal sangue del suo amato. Straziata dal dolore, Maria morì quella notte stessa, stringendo al petto il bocciolo di rosa.

Da allora la tradizione vuole che ogni 25 aprile, giorno di san Marco, gli innamorati donino alla propria amata un bocciolo di rosa rossa, simbolo di amore eterno.